Grazie Cristina per l'avvicente racconto!!!

Era da sempre stato un mio sogno… Non credevo che un giorno avrei mai potuto realizzarlo… Invece eccomi qui a ricordare quei meravigliosi momenti divenuti realtà: 39^ edizione della Barcolana, Trieste, 14 ottobre 2007.

C’eravamo anche noi, ragazzi!!! Ospitati a bordo del mitico Naran, un bellissimo ketch di circa 16 metri, accolti dal prode comandante Lupo, emblema di semplicità e gentilezza d’animo… Credo che, chiudendo gli occhi, io riesca a ricordare quasi ogni istante di quello splendido weekend che ha riunito gente di ogni parte d’Italia, barche di ogni foggia e dimensione, esperti ormai “navigati” e semplici apprendisti e che mi ha dato la possibilità di conoscere persone squisite (cosa rara al giorno d’oggi, non è vero?).

Fin dall’inizio il weekend si è preannunciato allegro ed il primo contatto col resto dell’equipaggio è stato all’insegna della cordialità e della giovialità: il piacere di aver rivisto Lupo dopo tanto tempo, un buon bicchiere di vino rosso, qualcosa da metter sotto i denti dopo il viaggio in treno e la fame che avanzava, il Toblerone sul tavolo (a proposito, ma dov’è finito???) e sorrisi spontanei sui volti di tutti noi. Per non parlare degli allenamenti del giorno dopo, che ci hanno permesso di conoscerci meglio, di amalgamarci, di provare le manovre in tutta tranquillità, di quel meraviglioso sabato con 5-7 nodi di vento, sole caldo e cielo terso, trascorso in totale piacevolezza, a fare (e dire) “cazzate” e strambate (volontarie), con quella luce nitida e quel mare azzurro-cielo (…cioè, no, …azzurro-mare, semmai!), e trinchette che andavano e venivano, e mezzane magistralmente dominate da due splendide randiste semineofite per quel ruolo (finalmente ho capito come funziona una mezzana!!!!!!), e cambuse esotiche e parafarmacie fornite di dosi massicce di propoli che nulla hanno potuto contro il mio terribile mal di gola (ancora ci combatto, sapete?!!?! Ora ingurgito dosi massicce di antibiotici e cortisone via aerosol…)…

Se continuo a tenere ancora gli occhi chiusi, rivivo tutti i tentativi fatti per trovare un ormeggio nel porto di Trieste, con tutte quelle barche impacchettate a gruppi di 6-7, e, finalmente, l’approdo finale accanto al grosso catamarano, la passeggiata in città mentre la bora iniziava a farsi sentire, il freddo sul viso, migliaia e migliaia di persone per strada, la magnificenza di piazza dell’Unità d’Italia, che è comparsa davanti ai nostri occhi distratti in maniera inaspettata e maestosa, togliendomi il fiato, il mio calcolo renale che ha deciso di rovinarmi la serata iniziando, dopo mesi di assoluta paralisi, a spostarsi a destra e a manca (ups, cioè, a dritta e a sinistra!), provocandomi fitte dolorosissime che ho cercato in tutti i modi di mascherare ( ci sono riuscita, vero? ;)), le schiere di barche e barchette d’epoca, tutte tirate a nuovo, lucidate con amore e cura, Lupo ed Irene ingurgitati dal comitato d’iscrizione, rapiti da forze aliene incaricate d’impedire a tutti i costi l’iscrizione del Naran alla regata (ma il nostro ostinato comandante ed il suo prode secondo ce l’hanno fatta lo stesso, conquistando in premio sgrassatori universali e detersivi d’ogni tipo!!!!), l’aperitivo annacquato che non arrivava mai bevuto in piedi ed al gelo con un gruppo chiacchierone e un po’ piacione innamoratosi (tutto) all’istante di Lara, il concerto in piazza di L’Aura, che mi ha riportato improvvisamente ai tempi in cui ero di casa a San Francisco, dove il mio ex me l’aveva presentata quando era ancora una 16-enne con tanta voglia di sfondare, i tagliolini niente male che hanno ridato un po’ di piacevole calore al mio stomaco assiderato e mi hanno fatto star subito meglio, la notte trascorsa in apnea, col naso tappato e tutta imbacuccata, la bora che rinforzava e fischiava come mai mi era capitato di sentire, ed io che stavo lì, in cabina, ad ammirare l’albero maestro dall’oblò, zitta zitta, tutta contenta, avvolta in una nuvola di propoli, ad aspettare l’indomani… E l’indomani è arrivato, cogliendoci un po’ impreparati con quei 30-35 nodi di vento che urlavano nelle orecchie, senza mai un accenno a placarsi!! Ma non c’è stato tempo di star lì a pensare, l’attività sul Naran è subito divenuta fervente, numeri velici da attaccare, adesivi da far combaciare, Piero (o Enrico?) a cavalcioni sul boma, Luigi e Lupo spalmati a prua, mezzi fuori e mezzi dentro, strati e strati ed ancora strati di pile e lana da sovrapporre, colazione ingurgitata, un’apparizione flash del Toblerone conosciuto il venerdì sera, l’eccitazione dell’equipaggio che saliva ogni istante di più, Carol e Lara che fuoriescono ancora sognanti dalle rispettive cabine, strappando una risata a tutto il gruppo (che ci ha permesso di allentare la tensione e ridimensionare la sfida a semplice giornata da vivere allegramente) e, finalmente, l’abbandono degli ormeggi (non senza problemi, data la bora che ci spingeva a spiaccicarci sul catamarano!) ed il mare… Che emozione! Eravamo già in tanti, tutti lì, a cercare le migliori posizioni, a stabilire l’esatta direzione del vento per scegliere poi il miglior lato di bolina, a provare e riprovare ancora una volta le manovre (beh, mica poi così tanto…Eravamo già perfetti! ;))

Era uno spettacolo unico, sbalorditivo ed ancora oggi ho negli occhi tutte quelle centinaia e centinaia di barche che veleggiavano insieme, lungo un tratto di mare che sembrava non bastare a contenerle tutte, che si dilatava man mano che se ne aggiungevano altre… E, sotto un sole caldo e generoso, degna cornice di una giornata magnifica, noi sfidavamo le nostre miopie per individuare punti di riferimento che ci potessero aiutare a capire dove cavolo fosse il cancello di partenza, dove avessero sistemato la boa arancione (no, non le boe gialle, non quelle!), dove fosse il Castello Duino, la Barcola e la barca giuria…

Riuscite ad immaginare 1860 barche tutte insieme sul mare?? E’ una cosa mai vista, l’orizzonte non si vede più, coperto da scafi e vele, tutto diventa un “mare di barche”, mille colori inondano il panorama mentre altre imbarcazioni ti sfrecciano accanto e tu puoi vedere i volti sorridenti dei tuoi “avversari”. In quei momenti mi sono sorpresa a sperare che, prima o poi, tutte le persone a cui voglio bene possano trovarsi lì, ad ammirare quel “paesaggio” fatto di semplici emozioni e volti ridenti… Poi lo sparo della partenza ti riporta alla regata, l’eccitazione ti sale dentro e cerchi di fare del tuo meglio, quel pochino che puoi, che è miserabile rispetto ai giganti di kevlar e carbonio, ma non te ne frega nulla perché la Barcolana è “altro”, non è sfida bensì RADUNO, in grado di richiamare persone che condividono la stessa passione, la stessa “sana malattia” di andar per mare e ti fa quasi paura vedere quale potere di unione, quale forza collante l’amore per il mare e per la vela possa essere... Ci ho pensato, lo ammetto, in quei momenti, a tutta la gente che ama fare guerre, a chi si odia instancabilmente, senza tregua, che riempie la propria esistenza di rabbia e rancore, e mi è parso contronatura…

Su QUEL mare, durante QUEL weekend, abbiamo visto di tutto: un’intera banda musicale di strumenti a fiato con tanto di ottoni lucidi, trombe e tromboni suonati allegramente da prua a poppa, impensabili e succinte bambole gonfiabili sistemate a prora a mimare improbabili polene, comandanti in cravatta sfoggianti un’eleganza impeccabile, che con disinvoltura dirigevano barche all’orza, simpatiche coppie di anziani che facevano allegramente merenda durante la navigazione, un “turbojet” di barca che sfrecciava già su l’altro lato del triangolo di regata mentre tutti noialtri 1859 eravamo ancora sul primo cateto, barche ultramoderne che affiancavano antiche barche con vele quadre, auriche e latine di color bordeaux, alberi in carbonio, alberi in …legno stagionato, spinnaker multicolori, scritte di “generosi” sponsor accanto al bianco candido assoluto dei naviganti “poveri” (o solo più indipendenti?)… e tutto ad un tratto giri lo sguardo verso poppa e vedi un pulcino infagottato con ogni tipo di filato ultrariscaldante ma che silenziosamente trema dal freddo come una foglia … ed allora tutti a prodigarsi a “rivestire” Irene con cerate oversize, guanti in camoscio ricoperti in pile, a spostarla in angoli più riparati dal vento, lei che, stoicamente, aveva dato il massimo con la mezzana ma era stata ripagata solo da un vento gelido e irriconoscente… e tutti quanti di nuovo a sorridere, a fare “corpo unico”, a dire “strambate” per riscaldare gli animi… Che bei momenti, ragazzi! E l’arrivo sulla prima boa? Con Lupo dimagrito all’istante di tre chili, ammutolito e senza più saliva, e noi che facevamo un chiasso terribile, con qualcuno che gridava “acqua, acqua!!!”, e lo sguardo divertito di Carol che ha incontrato il mio, e giù risate, tensione e manovre magistralmente eseguite, e noi che sfrecciavamo via dal mucchio delle altre barche, e l’eccitazione che s’impossessava di noi… E, si, un po’ di spirito agonistico ci è venuto fuori… e fra un traverso ed un lasco, fra una bolina e mille altre barche, siamo arrivati all’arrivo… Arrivo altrettanto emozionante, con un livello di attenzione a 360°, perché decine e decine di altre imbarcazioni, provenienti da qualsiasi direzione, volevano tagliare il traguardo (alcune delle quali completamente ignare di qualsiasi regola di precedenza…) nello stesso momento in cui volevamo tagliarlo noi… ed è stato proprio in quei concitati momenti che il nostro skipper si è giocato altri tre chili di peso, divenendo così semitrasparente… Però gli ho letto una soddisfazione grandiosa negli occhi quando finalmente ce l’abbiamo fatta ed abbiamo varcato la linea… Che felicità!! Che gioia!! C’eravamo stati, ed eravamo pure arrivati al traguardo finale!!! Indimenticabile l’urlo di Piero, in mezzo a centinaia di barche: “Primi! Siamo i Primi!!! Siamo arrivati primi!!!!”, causando uno sbellicamento totale non solo di tutti noi ma anche degli equipaggi vicini, ancora così vicini… E giù con champagne e bollicine, tutti ormai accaldati ed esausti, ubriachi di emozioni e di salsedine, orgogliosi di avercela fatta e gasati da quella indimenticabile esperienza… Ma sapete cosa non dimenticherò mai di questa edizione della Barcolana???? I nostri volti felici e sorridenti, la semplicità e schiettezza di Lupo, la leggiadria, l’eleganza dei modi e la sensibilità di Irene, il sorriso smagliante e la bellezza di Lara, la simpatia, la professionalità e l’impegno di Enrico, l’argutezza e l’entusiasmo di Piero, l’argento vivo e la solarità di Carol, il savoir fair, la signorilità e la contentezza di Luigi, i nostri occhi appagati, i cuori felici, i visi sorridenti e quella gioia vissuta e condivisa tutti insieme!! Abbiamo partecipato alla Barcolana 2007, ma è stato qualcosa in più!!!!!

Alla prossima avventura, ragazzi!

Cristina

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